FITNESS INDUSTRY A-Z: NOVITà

Le novità fitnessiste sono sintetizzabili in un trittico di “P”: Patto-Personale-Pulizie. Quindi, al 2024, le[...]

Le novità fitnessiste sono sintetizzabili in un trittico di “P”: Patto-Personale-Pulizie. Quindi, al 2024, le novità vere da mettere in campo strategicamente e tatticamente nell’organizzazione di un Fitness Club, sono… Sempre le stesse. Inchiodate a quel muro che nessun workshop celebrato coi botti di Capodanno e aperitivo per tutti con auto-celebrazione conclusiva potrà mai scalfire.

Fitness Industry A-Z: Novità

Benedetta sia l’AI sotto certe forme e su alcuni punti, ma alla fine quello che incide è questa tripletta di fattori.

Primo punto: P1-PATTO

Il Patto (narrativo) è la creazione e/o valorizzazione dell’asset principale del Club Fitness che è l’osmosi reale, incessante, con la clientela, utenza, avventore che sia. Giovane, senior, addicted, occasionale, tutti non devono avere la sensazione di navigare sulla stessa barca ma con le dovute e ovvie distanze concettuali devono contribuire addirittura a guidarla.

Mi è capitato e non infrequentemente, di effettuare il riaggiornamento layout-tecnologie coinvolgendo in qualche modo le utenze sul campo. Ovvio che le possibilità di fare quest’operazione digitalmente restino e abbiano il loro peso, ma se non ci s’allena una settimana tra gli attrezzi, non ci si siede in mezzo al traffico clienti con l’asciugamani in mano dalle 18.30 alle 20.30, non si analizzano i flussi sui diversi orari ci si capisce poco. Nascosti nell’ufficio Direzionale non ci coglie il brivido di terrore che ci trasmette, in diretta, un kettlebel sollevato balisticamente e ripetutamente a un metro da un cliente che esegue il crunch al tappetino. Prima o poi ci sarà la frittata.

E di frittate se ne cuociono dappertutto: dalla palestra di paese a quella dove la puzza al naso si diffonde prepotente se il “brick” nell’area spa non è di Vietri sul mare. Dove conta più il fumo che l’arrosto, cosa di cui ci si dimentica da un po’. Ma il cliente l’arrosto sta tornando a chiederlo.

Patto (narrativo) è, per saltare di palo in frasca, quello che si stabilisce all’inizio delle serie TV: il concetto è un campo d’azione (disegnato dagli sceneggiatori e prima ancora da chi elabora l’idea) che sia quello che lo spettatore desidera calpestare, condito con sale e pepe ma che lo porti esattamente dove questo vuole andare. Preso questo concetto e trasferito pari pari nell’erogazione del servizio fitness, con moltissime probabilità avremo trovato l’equilibrio tra proposta di servizio fitness e bisogno latente del cliente. Considerando che di solito non si soddisfa neanche quello esplicito mentre si va a caccia delle applicazioni AI per far centro con la gestione, figuriamoci come siamo messi.

Secondo punto: P2-PERSONALE

Dappertutto, per motivi sentiti da parte delle aziende (pochi) o per strategie paracule sull’etica aziendale del: “Siamo tutti felici quando siamo al lavoro” ci si riempie la bocca sull’importanza delle risorse umane. Nelle palestre l’importanza delle risorse umane si è tradotta nella riduzione emolumento/ora delle assistenze di sala, assistenza che in fondo sarebbe ciò che conta per l’iscritto, visto che non tutti possono permettersi vita natural durante un personal trainer.

Or bene, l’azzeramento del servizio fitness di “default”, come nelle palestre di qualche anno fa, dove il trainer era sacrosantamente assegnato e a disposizione, con sorriso e competenze, come accade per un buon ristorante (non necessariamente uno stellato), ha determinato un’accelerazione dei profitti-dagli-affitti pagati dell’istruttore. Istruttore che spesso è esterno rispetto alla strategia aziendale. Per farla breve e per entrare nel meccanismo visto dal lato cliente succede questo: “…Perchè devo aspettare per l’utilizzo del Power Rack visto che quel personal trainer sta eseguendo un set triplo e ha

occupato tre postazioni? La mia iscrizione quindi vale zero…?”

Sulle perplessità che si nutrono da parte di un cliente che è già stato in attesa nel traffico, è già stato in attesa al supermercato ed è appena stato in attesa per la metro, lascio ad altri le sensazioni su quest’ulteriore e tragicomica attesa palestrara. Personale, personale, personale: non solo l’istruttore ma la reception, crocevia di informazioni, flussi, reclami, fatturati, tour, che si barcamena tra un asciugamani andato perso e una vending-machine che non dà il resto. Non è roba da poco avere una reception combattiva che affronta con leggerezza gioie e dolori della vita dietro al banco-ne.

Nessuno pretende che sia la Concierge di un Luxury Hotel, dove c’è tempo per fornire alte prestazioni data la mancanza di una “massa critica” che ti assale. Nelle criticità costanti del centro fitness, con utenze in attesa trepidante e schizofrenie rovesciate al desk, c’è una grande responsabilità: quella di essere slow all’interno di una centrifuga. Il che è tenere la barra dritta e non cedere mai, ovvero essere vincenti. Come azienda-fitness e come squadra-fitness allenata alla qualità più nobile: la pazienza.

Terzo punto: P3-PULIZIE

Per esperienza personale si è visto operare in ambito “Cleaning” (dire pulizie è politically incorrect) grandi e roboanti aziende esperte nel portare, a detta loro, al massimo decoro tutti gli spazi di attività di palestre, piscine, spogliatoi, aree di accoglienza. Cleaning-group dai nomi altisonanti con siti web impattanti e chatbot: e poi tecnologie per la pulitura di altissimo profilo. Si parte sempre a tutta ma dopo sei mesi la curva di rendimento inizia ad abbassarsi come la Fossa delle Marianne, salvo rivisitazione accordi con ovvio dopaggio budget-pulizie (ops cleaning service).

Sempre per esperienza personale si è visto anche l’opposto, cioè: “Un uomo solo al comando” tirare a lucido una palestra intera come fosse sua. Mai farsi scappare risorse così, ma tesaurizzarle e premiarle. Un capello che appare su un piatto doccia fa saltare dieci iscrizioni a settimana che in un anno sono circa cinquecento. Inutile stare al telefono col recalling. “L’utente potrebbe non essere raggiungibile” se il capello sta ancora lì acquattato.

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